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Nella mattinata odierna presso all’interno della Casa Circondariale di Milano San Vittore un Assistente di Polizia Penitenziaria è stato aggredito da un detenuto di nazionalità italiana.
A darne notizia è Roberto Di Marco, componente della Segreteria Regionale UILPA Polizia Penitenziaria Lombardia, che commenta così l’episodio: “il poliziotto è stato colpito più volte al capo e al volto con una bomboletta gas, del tipo consentito, riportando lesioni che hanno dettato l’urgenza di sottoporsi ad una TAC per accertare il livello di gravità. Diagnosi trauma cranico-facciale, prognosi 5 gg.. Un gesto del tutto inaspettato da parte di un detenuto non particolarmente dedito alla contestazione, men che meno alla violenza. Un’azione non certo di reazione a qualcosa che è successo, ma chiaramente premeditata. Il soggetto, infatti, era già predisposto e intenzionalmente si è munito di bomboletta, si è appostato, per poi sfruttare un istante favorevole all’“attacco”.
Prosegue Di Marco con alcune considerazioni: “questo è il rischio del regime aperto, così come gestito presso la CC Milano, in cui all’interno delle sezioni detentive l’agente si trova letteralmente in mezzo ai detenuti senza una postazione adeguata, attrezzata e predisposta all’attività di vigilanza che pur deve essere garantita. Un vero e proprio via vai di soggetti che circolano liberamente in sezione, molti senza particolari occupazioni e/o impegni”


Sull’evento interviene anche Gian Luigi Madonia, Segretario Generale della Lombardia, che fa questa analisi: “Non voglio strumentalizzare sull’episodio, ma, se penso all’attuale scenario nazionale, fatto di continue aggressioni in danno al personale e di eventi critici in genere, la prima considerazione che mi viene da fare è la seguente: La CC Milano si è sempre distinta per una buona gestione dell’Istituto, raramente è stato teatro di episodi simili e la situazione è stata sempre “sotto controllo”. E per questo il merito va certamente al personale tutto!! Ma se anche a San Vittore, si cominciano a verificare eventi di questo tipo, è evidente che il sistema è davvero in seria difficoltà e che anche quelle poche certezze si stanno affievolendo”
Estende il ragionamento il leader regionale della UIL: “In effetti, se qualcuno pensa che la mera apertura delle camere detentive possa essere, da sola, la risposta alle bacchettate prese in passato dalla CEDU in materia di civiltà e umanità della detenzione, senza far nulla per tenere impegnati i detenuti con attività trattamentali o impegni professionali, si sbaglia categoricamente. Qualcuno crede ancora che decine e decine di detenuti (in carcere non certo perché del rispetto delle regole hanno fatto ragione di vita), lasciati liberamente a circolare all’interno dei reparti detentivi senza nulla da fare, possano sempre comportarsi nell’ambito delle regole? Chi può pensarlo? Vogliano proprio vedere chi, tra coloro che detengono responsabilità politiche e gestionali, ha la “faccia” di rispondere a questo interrogativo…”
Critica le modalità di vigilanza adottate dal DAP, Madonia: “Per queste ragioni diciamo che il sistema, così come è impostato, non regge. Possiamo anche

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