Roma, 09 GIU. – “Il 33esimo suicidio di un detenuto dall’inizio dell’anno (senza contare quello avvenuto in una REMS e quello dell’ammesso al lavoro all’esterno lanciatosi dal Duomo di Milano) si è registrato stanotte, verso l’1.30, nella Casa Circondariale di Uta a Cagliari. L’uomo è stato ritrovato impiccato nella sua cella, dove pare fosse isolato per motivi giudiziari essendo stato arrestato dopo una latitanza, a nulla sono valsi i soccorsi della Polizia penitenziaria e dei sanitari. A Queste morti vanno aggiunte quelle di due operatori che, altresì, si sono tolti la vita. L’ennesimo suicidio nelle nostre prigioni, unito a tutto ciò che sta assurgendo alla ribalta della cronaca in questi giorni, che è solo la punta di un iceberg con una base ben più vasta, dimostra che le carceri nello stato attuale sono ben lontane dal perseguire gli obiettivi costituzionali, ma solo luoghi di sofferenza e morte. E questo, a dispetto del diuturno sacrificio delle 36mila donne e uomini della Polizia penitenziaria che, anche loro, patiscono le pene dell’inferno per la sola colpa di essere al servizio dello Stato. Uno stato che si comporta da caporale”.
Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
“Lo sfascio del sistema è sotto gli occhi di tutti, persino di chi si ostina (ma secondo noi finge) a non volerlo vedere. Lo stesso Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, qualche giorno fa ha candidamente ammesso che le rivolte sono in aumento, nonostante il decreto sicurezza. Dal Guardasigilli, però, non ci attendiamo solo l’analisi, che abbiamo fatto da tempo, vorremmo per lo meno l’avvio della soluzione, che invece neppure si intravede all’orizzonte. L’estate, che storicamente nelle carceri è il periodo più critico per una serie di ragioni legate non solo alle temperature roventi, è alle porte e continuando così temiamo la catastrofe”, avverte il Segretario della UILPA PP.
“Vanno assunti provvedimenti immediati e tangibili. Sono 16mila i detenuti oltre la capienza, mentre agli organici della Polizia penitenziaria mancano 18mila agenti, carenze tutte concentrate nelle carceri a dispetto degli esuberi negli uffici ministeriali. È deficiente l’assistenza sanitaria, sono fatiscenti le strutture, i luoghi di lavoro sono insalubri e pericolosi per la salute degli operatori, tanto che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, nonostante una clausola contrattuale ci permetta di fotografarli, ci vieta di diffonderne le immagini, evidentemente, provando vergogna per le condizioni in cui costringe a operare i propri dipendenti, che trattiene in servizio anche per 26 ore continuative. La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, farebbe bene, anziché lavorare di notte per far funzionare i centri in Albania, a lavorare di giorno (le opere notturne non sempre sono un vanto alla luce del sole) per migliorare le condizioni delle carceri in ‘patria’ “, conclude De Fazio.