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Roma, 15 Giu. – “Apprendere che gli appartenenti alla Polizia di Stato che hanno rintracciato gli autori del barbaro omicidio del Brigadiere Capo dei Carabinieri, Carlo Legrottaglie, sono indagati come ‘atto dovuto’ per la morte di uno dei malviventi, probabilmente colui che ha sparato e che ha aperto il fuoco anche sui poliziotti, suscita sgomento e persino umana indignazione. Sia chiaro che non contestiamo l’operato della Procura della Repubblica di Taranto e non invochiamo scudi penali, ma certo è auspicabile un quadro giuridico che non imponga di mettere sotto indagine, come atto dovuto, quando non ci siano elementi per farlo servitori dello Stato che rischiano ogni giorno concretamente la vita”.

Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.

“Non avremmo avuto nulla da obiettare se fossero emersi profili da approfondire e su cui la magistratura secondo le sue valutazioni anche di natura discrezionale avesse ritenuto necessari accertamenti investigativi e d’indagine, ma sentire che i poliziotti sono indagati quale atto dovuto, dunque obbligato, affinché possano nominare difensori e consulenti di parte appare addirittura beffardo. Si pone allora l’urgente necessità di modificare il quadro normativo non certo per istituire improbabili scudi penali, ma per non indagare le donne e gli uomini in divisa quando non si ravvisino profili di responsabilità e, nello stesso tempo consentire alle amministrazioni d’appartenenza e, se lo vogliono, agli interessati di nominare legali e periti”, conclude De Fazio.

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