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Sul carcere il governo punta a tagli, edilizia e agenti. Le opposizioni ribattono: "Lontani dal problema reale" - 35 milioni di tagli al Dap, sblocco di mille agenti in quattro anni e fondi per l'edilizia. Il sindacato degli agenti penitenziari Uilpa: "Esterrefatti e increduli della manovra". Cucchi (AVS): "Al peggio non c'è mai fine", Magi (+Europa): "Per loro il carcere non è reinserimento, ma afflizione ed espiazione".

“Razionalizzare le spese”, chiedeva a novembre la prima bozza della legge di bilancio riguardo il Dap e la polizia penitenziaria. L’obiettivo: tagliare più di 10 milioni di euro l’anno. Dopo pochi giorni il Dpcm che sbloccava le assunzioni nelle carceri: 250 poliziotti l’anno, dal 2023 al 2026. Un numero che, a fronte di 18 mila unità mancanti, Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, definiva “una goccia nel deserto”. All’ultimo momento, quasi al tramonto della manovra in commissione bilancio, il ministro della giustizia Carlo Nordio annunciava per l’edilizia penitenziaria nuovi fondi “strappati con le unghie e con i denti”. “Lontani dal vero problema delle carceri”, commentano però deputati e organizzazioni del settore.

Il taglio dei finanziamenti

Una volta depositata la legge di bilancio alla Camera, sono bastati pochi giorni prima che i sindacati del comparto penitenziario ne dessero il loro parere. Lo sconforto precedente per mancati finanziamenti si è presto trasformato nella condanna dei tagli. “A fronte di 18mila unità mancanti al Corpo di polizia penitenziaria, 85 suicidi (80 fra i detenuti e 5 fra gli operatori) dall'inizio dell'anno, strutture degradanti, penuria e inefficacia di automezzi, equipaggiamenti e strumentazioni, siamo letteralmente esterrefatti e increduli”, ha commentato Gennarino De Fazio. A generare lo stupore, “sotto forma di razionalizzazioni,  riduzioni al personale carcerario per quasi 11 milioni di euro (15.400.237 nel 2024), - precisa il segretario - nonché tagli alle mense degli operatori del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità per circa 700mila euro”.

 

Anche dal ministro Nordio partì la richiesta di “evitare tagli in manovra e devolvere al settore penitenziario eventuali residue risorse disponibili”, poi decaduta perché “il taglio lineare che é stato fatto non era trattabile. Come é giusto che sia, - ha commentato Nordio - l'emergenza economica impone di devolvere queste risorse a chi non riesce ad arrivare alla fine del mese”.

Dalle opposizioni si è levata una critica serrata che ha compattato gli schieramenti. “Al peggio non c’è mai fine”, diceva la senatrice di AVS Ilaria Cucchi. Dal Partito Democratico Paolo Ciani commentava: “Questo governo promette più carcere ma con meno operatori: un disastro”. Sul fronte pentastellato, i membri della commissione giustizia hanno lanciato un appello al governo: “Se non vogliono ascoltare il Movimento 5 Stelle, ascoltino i sindacati della Polizia Penitenziaria che hanno già lanciato l'allarme, constatando la totale assenza di risposte alle esigenze di funzionalità del sistema sicurezza e del sistema penitenziario e dei diritti del personale, a cui verrà chiesto di compiere ulteriori sforzi rispetto a quelli già gravosi cui sono costretti ogni giorno”.

Gli sblocchi: edilizia e personale

Dall’esecutivo un pacchetto di emendamenti ha provato a rilanciare la manovra sul fronte carcerario. Mille i posti per agenti penitenziari sbloccati, 250 ogni anno fino al 2026. A renderlo pubblico il vice-ministro della giustizia Andrea Ostellari, che evidenziava come “senza risposte per i cittadini ingiustamente detenuti, senza carceri sicure e senza processi veloci il Paese non riparte. La giustizia non deve essere considerata un costo, ma un investimento del quale beneficiano tutti". Una risposta, a fronte di una carenza d’organico di 18 mila agenti, definita da De Fazio “una goccia nel deserto”.

Non solo personale, ma anche edilizia. Ed è proprio il ministro Nordio a comunicarne l’aumento dei fondi. “Sono cifre arrivate all'ultimo minuto, possono essere suscettibili di variazioni ma ci sono, - commentava l’ex magistrato - e sono state strappate con le unghie e con i denti in una situazione che dal punto di vista finanziario è estremamente delicata”.

A intervenire sui finanziamenti anche 5 stelle e +Europa. I Primi con un emendamento che sblocca l’assunzione di cento posti per profili pedagogici e di mediazione culturale. Il secondo, a firma di Riccardo Magi, con una proposta che aumenta di 6 milioni il fondo per gli sgravi fiscali alle aziende che assumono detenuti ed ex detenuti. “Un frangente essenziale perché è l’unica reale proiezione verso l’esterno per i detenuti. E solo una minoranza esigua di loro riesce ad accedere a un lavoro”, commenta a Repubblica Magi.

Per il segretario di +Europa, “l’attenzione mediatica di questi giorni verso le carceri è solo strumentale, serve unicamente a sottolineare la questione della sicurezza”. “Al contrario di ciò che dice Nordio – continua Magi – chiunque si occupi di carcere sa che le sue patologie sono lontane dall’essere risolte con edilizia e agenti”. A esprimere al meglio la visione del governo sulla questione, Magi indica una proposta, a nome del deputato Cirielli di Fratelli d’Italia, che interviene sull’ articolo 27 della Costituzione, proprio quello che illustra la funziona rieducatrice del carcere. “La comprensione del problema è talmente lontana dalla realtà che, - secondo Magi - al posto di trovare soluzioni, si vuole agire sul principio costituzionale dei penitenziari. Non più reinserimento, ma afflizione ed espiazione”.

Fonte: repubblica.it

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