Nostra nosta 8862 + allegati - On. Ministro, i gravissimi disordini di ieri l’altro presso la Casa Circondariale di Trento, conseguiti all’ennesimo suicidio nelle nostre carceri (tre, a distanza di sole poche ore, agli estremi opposti del Paese) mettono di nuovo a nudo – ove ve ne fosse bisogno – lo stato di grave emergenza in cui versa il sistema penitenziario italiano e che, ribadiamo, necessita di misure straordinarie e urgenti per essere affrontato e condotto a concreta e rapida soluzione.

Abbiamo in larga parte condiviso e apprezzato gli intenti dichiarati dalla S.V. On.le, così come gli intendimenti dei Sottosegretari di Stato, secondo le rispettive deleghe, e anche le dichiarazioni e le direttive del Capo del DAP pure di recente emanate e che vanno – a nostro avviso – nella direzione giusta, salvo scontare almeno un limite: sono misure ordinarie a fronte di una situazione straordinaria, dall’evidente carattere emergenziale.

La revisione, o la messa a punto, dei sistemi custodiali (cfr. vigilanza dinamica e recentissima delega al Vice Capo del DAP), le direttive in tema art. 14-bis o.p. e di trasferimento dei detenuti per motivi di sicurezza, le programmazioni di carattere prettamente organizzativo e riferite agli strumenti e alle modalità d’intervento operativo, solo per citarne alcune, sono di certo condivisibili, ma richiedono del tempo per essere attuate a fronte di un deficit gestionale che è molto risalente e di vacanze organiche che tardano ad essere sanate (e che anzi rischiano di essere aggravate dalle previsioni di cui al 3° comma, art. 1, legge n. 132/2018), mentre nelle more le aggressioni agli operatori non accennano a diminuire e si registrano anche episodi, come appunto quello di Trento, di disordine collettivo che mettono a repentaglio pure la tenuta complessiva del sistema penitenziario e, con essa, il sistema sicurezza del Paese.

        

Abbiamo ascoltato e apprezzato, On.le Ministro, le Sue parole alla recente presentazione del Calendario del Corpo: “lo Stato dovrebbe dire agli Agenti penitenziari grazie e scusate per le condizioni in cui vi abbiamo costretto a lavorare”; ove lo Stato formulasse davvero quelle scuse – ci sia consentito osservare –, al fine di renderne concreto il senso, le stesse andrebbero corredate da un “non lo faccio più!”.

Ci perdoni la metafora forse un po’ troppo ardita e che non vuole certo affievolire il rispetto e l’incondizionata fedeltà a quello Stato di cui il Corpo è e sempre sarà umile servitore, ma a poco o nulla servirebbe la pubblica ammenda se lo scempio cui stiamo assistendo fosse destinato a continuare (almeno sei, dalle notizie che pervengono, gli operatori che sono dovuti ricorrere a cure sanitarie a Trento).

Crediamo, invece, che per attuare esattamente le linee progettuali, seppur a tratti, illustrate dalla S.V. On.le, dai Sottosegretari di Stato delegati e dal Capo del DAP, costituisca presupposto necessario il mettere immediatamente “in sicurezza” le carceri e le stesse condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria e, in generale, di tutti gli operatori.

Del resto lo abbiamo detto alla S.V. e agli altri interlocutori istituzionali innumerevoli volte, sia nelle occasioni di confronto diretto sia a mezzo epistolare: su tutte richiamiamo i contenuti ancora in grandissima parte attuali della nota n. 8736 del 14 giugno 2018 (allegata), cui ci rifacciamo integralmente per un’elencazione, peraltro non esaustiva, delle problematiche da affrontare nell’immediato.

Per tali regioni, Le chiediamo di valutare l’opportunità d’istituire una sorta di “unità di crisi” con l’obiettivo di realizzare interventi immediati, concreti e tangibili che favoriscano quella messa in sicurezza di cui sopra a carattere emergenziale, quale conditio sine qua non per il concepimento di un progetto complessivo capace di invertire la tendenza e finalizzato a restituire  – in uno – dignità alle condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria, civiltà alla detenzione, sicurezza al Paese; per favorire il quale, altresì, reputiamo necessaria e Le chiediamo l’apertura di un Tavolo di confronto permanente fra il Vertice politico, le Amministrazioni (DAP e DGMC) e le Organizzazioni Sindacali rappresentative.

Nell’attesa di un cortese e urgentissimo riscontro, molti cordiali saluti.