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Comunicato stampa -   ROMA 06/08/2020“Abbiamo letto di alcune dichiarazioni del Prof. Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, con le quali, fra l’altro, rivendica un ruolo del suo Ufficio nella formazione degli operatori di Polizia, ivi compresi quelli del Corpo di polizia penitenziaria. Noi – dichiara in proposito Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria – apprezziamo l’opera del Garante e riteniamo che debba essere per quanto possibile incentivata e favorita, nella sfera delle proprie competenze, pure per agevolare la conoscenza all’esterno e dell’opinione pubblica dei luoghi di detenzione. «Abbattere le mura dei misteri, per abbattere i misteri di quelle mura» recitava – con riferimento alle carceri – un vecchio, ma ancora attualissimo, slogan della UILPA Polizia Penitenziaria coniato dal compianto Eugenio Sarno, Segretario Generale del tempo. Pensiamo anche che l’Ufficio del Garante possa autorevolmente fornire ogni contributo e formulare qualsiasi proposta, ma l’ambito organizzativo ed esecutivo della formazione della Polizia penitenziaria deve restare prerogativa esclusiva del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, che dovrà esercitarla attraverso le previste e codificate procedure negoziali e di partecipazione con le Organizzazioni Sindacali Rappresentative”.

          “Piuttosto – prosegue il leader della UILPA PP – è necessario potenziare gli organici della Polizia penitenziaria e programmare per tempo le assunzioni, così da poter pianificare ed elargire compiutamente la formazione iniziale, ma anche il costante aggiornamento professionale, con i tempi e con le modalità previsti e non operare in perenne emergenza, riducendola ai minimi termini e talvolta surrogandola di fatto con quella impartita presso le Forze Armate, per le unità che vengono assunte mediante i posti specificatamente riservati nei concorsi”.

 “Formazione e aggiornamento professionale – argomenta ancora De Fazio – che devono essere costanti e plasmati sulle reali esigenze istituzionali degli operatori e non da intralcio a questi ultimi, come paradossalmente e in più di una circostanza accade. Per questo i programmi didattici debbono essere pensati e realizzati con il coinvolgimento delle diverse professionalità del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ma sotto una regia che deve valorizzare le competenze del Corpo anche mediante la riforma e il potenziamento delle Scuole e la redazione, per la prima volta, di uno specifico testo per la loro regolamentazione”.

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