Trento: si toglie la vita in carcere
Articolo stampa da: "Alto Adige del 7 settembre 2017" - con l'intervista al Segretario Regionale della UILPA Polizia Penitenziaria del Triveneto Leonardo Angiulli.
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Articolo stampa da: "Alto Adige del 7 settembre 2017" - con l'intervista al Segretario Regionale della UILPA Polizia Penitenziaria del Triveneto Leonardo Angiulli.
ROMA, 7 settembre 2017 – “Dopo una costante attività investigativa, il cui contenuto è ancora coperto da segreto istruttorio, nella giornata di ieri il reparto di Polizia penitenziaria della Casa Circondariale di Napoli Poggioreale ha portato a segno una brillante operazione rinvenendo 4 telefoni cellulari sapientemente occultati all’interno di un reparto detentivo e a disposizione dei detenuti”.
Lo riferisce Angelo Urso – Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria – che commenta così: “Se plaudo alla buona notizia del ritrovamento dei cellullari, ovviamente non sfugge alla mia attenzione la circostanza che essi siano stati fraudolentemente e pericolosamente introdotti all’interno di un carcere, peraltro di particolare interesse per la sicurezza nazionale. La Polizia penitenziaria è costretta quotidianamente ad affrontare immani difficoltà, anche nel contrasto alla criminalità organizzata e alla minaccia terroristica incombente, pagando direttamente il prezzo delle inefficienze gestionali del DAP e della sostanziale assenza della politica, che hanno indotto tutte le Organizzazioni Sindacali rappresentative a indire una grande manifestazione nazionale in Roma, per il giorno 19 p.v., in concomitanza con la celebrazione del Bicentenario del Corpo. Ciononostante, evidentemente, non viene meno l’impegno istituzionale, fatto di sacrificio e abnegazione di ogni componente, che consente, quasi sempre, di eccellere anche dove e quando altri falliscono in funzione del mandato conferito dalla collettività”.
“In attesa di conoscere gli sviluppi investigativi sulla preoccupante vicenda – conclude Urso – colgo l’occasione per rivolgere il plauso della UIL alle donne e agli uomini della Polizia penitenziaria di Napoli e del Paese esortandoli a proseguire senza sosta con la consueta perizia nell’impegno istituzionale tenendo sempre a mente che 200 anni di storia non potranno essere offuscati da qualche inavveduto burocrate di passaggio”.
Fonte: Panorama - La denuncia del deputato Mauro Pili. E la Uilpa penitenziari dichiara: "Nel carcere non c'è neppure un comandante" - "Il carcere di Sassari è un inferno Jihadista". Non è trascorsa neppure una settimana dalle rivolte dei detenuti nel carcere di Pisa e Firenze che la situazione negli istituti penitenziari italiani, torna ad essere “bollente”.
Questa volta è il carcere Bancali di Sassari, al centro di una “rivolta” di 18 detenuti accusati di terrorismo internazionale di matrice islamica, innescata venerdì scorso, 1 settembre, da uno di questi che si è rifiutato di rientrare in cella.
"I detenuti cercano lo scontro con gli agenti e hanno sempre nuove rivendicazioni, a partire dalla libertà di telefonare in giro per il mondo - ha dichiarato il parlamentare Mauro Pili, di Unidos, che ha anche lanciato l'allarme - nel carcere di Bancali, la rivolta dei terroristi sembra debba restare nascosta".
Il Bancali di Sassari, è considerato un istituto tra più sicuri ed efficienti dell’intero sistema carcerario italiano, tanto che in queste ore il Dap sta valutando di trasferirvi il boss del narcotraffico Rocco Morabito, arrestato in Uruguay dopo 22 anni di latitanza.
Tra le sue sezioni detentive, infatti, anche il reparto di alta sicurezza dedicato al 41 bis.
"Nel carcere, diventato di punto in bianco di massima sicurezza, la rivolta è alle stelle mentre i nuclei speciali (i Gom, ndr)annunciati da Roma restano un miraggio- continua Mauro Pili- intanto, i terroristi islamici, non avendo niente da perdere, irridono, provocano e spesso ottengono quel che vogliono in cambio di una tregua".
Poi il deputato conclude: "La scelta di scaraventare i terroristi jihadisti a Sassari è stata folle e nascondere quanto accade è da irresponsabili, non fosse altro per la pericolosità dei terroristi islamici detenuti, tra i quali uno dei trenta più efferati al mondo".
Sono pesanti le dichiarazioni del deputato sardo ma, in parte, vengono confermate anche dalla Uilpa Penitenziari.
“La situazione del carcere di Sassari è davvero delicata- precisa a Panorama.it, Angelo Urso, Segretario Generale Uilpa- il Governo ha disposto, lo scorso luglio, l’invio di altri agenti del nucleo speciale Gom (Gruppo operativo Mobile della Polizia Penitenziaria) attualmente impegnati nella sorveglianza dei detenuti al 41 bis, per monitorare anche i terroristi islamici. Ma ad oggi non è ancora arrivato nessuno”.
“A questo occorre aggiungere che, nel carcere Bancali, non vi è nessun comandante di reparto qualificato- prosegue Urso – di tre commissari destinati alla struttura, non ve ne è neppure uno. Un commissario è legittimamente in maternità, uno è stato inviato per volontà del Dap a Sulmona e uno è stato inspiegabilmente destinato all’Ufficio del Cerimoniale del Ministero della Giustizia, dove il personale è considerato in esubero”.
E chi comanda il carcere sardo?
“Un ispettore". Precisa.
Una situazione decisamente ‘pericolosa’ , non solo alla luce di eventuali rivolte dei detenuti, ma soprattutto per la classificazione degli stessi, ovvero mafiosi e terroristi, che, solo per la loro presenza, dovrebbero determinare una maggiore attenzione da parte del Ministero della Giustizia.
ROMA, 4 settembre 2017 – “Mentre si realizza una specie di ossimoro perché le istituzioni e, in primis, il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria latitano, continua senza tregua la spirale di violenza nelle carceri italiane”.
È quanto sostiene Angelo Urso, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, che interviene nuovamente sulla sequela di gravi criticità che sta imperversando sul sistema penitenziario del Paese. Urso spiega: “dopo gli accadimenti dei mesi, delle settimane e dei giorni scorsi, tra cui la sommossa di Pisa, ci attendevamo interventi proporzionati alla gravità della situazione complessiva che mette a rischio la tenuta organizzativa e, in definitiva, il mantenimento dell’ordine e della sicurezza negli istituti penitenziari. Invece gli operatori, la Polizia penitenziaria e finanche la dirigenza penitenziaria sono abbandonati a lori stessi; si continuano a registrare solo parole inconcludenti e prive di significato pregnante. Così, ieri presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere un detenuto ha appiccato un incendio e quattro appartenenti alla Polizia penitenziaria sono rimasti intossicati. La replica oggi pomeriggio presso la Casa Circondariale di Civitavecchia, dove un recluso ha dato fuoco alla propria camera e, non contento, ha aggredito gli operatori di Polizia penitenziaria che sono intervenuti per domare l’incendio e condurlo in salvo. Anche a Civitavecchia è stato necessario evacuare l’intera sezione detentiva”.
“Ho detto nei giorni scorsi, e lo ripeto, – continua il leader della UILPA PP – che ci troviamo nel mezzo di una deriva di violenza che si autoalimenta, una sorta di circolo vizioso in cui la violazione delle più elementari regole di civile convivenza la fa da padrone e le aggressioni, anche gravi, alla Polizia penitenziaria sono quotidiane e incontrollate. Ribadisco che sono necessari interventi tangibili e immediati, ferma restando la necessità ineludibile di riformare il sistema”.
“Prendo favorevolmente atto – argomenta ancora Urso – delle dichiarazioni del Ministro Orlando concernenti l’intento di licenziare le prime parti di riforma all’ordinamento penitenziario entro la metà di settembre, ma temo che non sia sufficiente. Le riforme, auspicando ovviamente che vadano nella giusta direzione e, soprattutto, che consentono un reale confronto partecipativo, sono evidentemente indispensabili, ma le situazioni impellenti vanno affrontate immediatamente”.
“Non vorremmo – conclude Urso – che, come in un detto popolare, nelle more che il medico si formi il malato dovesse defungere, anche perché con il malato è in gioco la tenuta del tessuto democratico del Paese”.
ROMA, 30 agosto 2017 – “Neanche il tempo di leggere il comunicato diffuso dal DAP sui fatti della scorsa notte e di stamattina di Pisa e le soluzioni semplicistiche prospettate dal Capo del DAP medesimo, Santi Consolo, che pervengono notizie di fortissime tensioni e di violenze anche dalla Casa Circondariale di Firenze “Sollicciano”.
È ancora il Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, Angelo Urso, che ritorna sugli incidenti che stanno imperversando in lungo e in largo nei penitenziari italiani. “A Sollicciano nel pomeriggio di oggi alcuni detenuti, armati di coltello rudimentale, bastone e bombolette del gas (quelle in uso con i fornelli) si sono scagliati contro la Polizia penitenziaria procurando ferite da taglio a due unità e contusioni a un’altra. I tre appartenenti al Corpo sono dovuti ricorrere alle cure del pronto soccorso e non si conoscono ancora diagnosi e prognosi”.
“Notizie allarmanti – aggiunge Urso – provengono anche da Pavia, dove sempre ieri vi è stata un’ulteriore aggressione ai danni della Polizia penitenziaria. Ricapitolando: Pavia, Pisa, Viterbo e Firenze nell’arco di 36 ore e solo a guardare agli episodi più gravi. Se non è un bollettino da guerra poco ci manca. Mi chiedo cosa pensi di fare il Capo del DAP, forse promettere rinforzi organici – come a Pisa – pure a Pavia, Viterbo e Firenze dopo averli promessi a Perugia, Salerno, etc.? In queste circostanze, tuttavia, il Capo del DAP dovrebbe spiegare anche da dove pensa di recuperare quei rinforzi, attese le note carenze di risorse umane e la conclamata riottosità nel cercare di recuperare le centinaia, se non migliaia, di appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria impiegate al difuori delle carceri in compiti non istituzionali”.
“Soprattutto – conclude greve Urso – a questo punto è indispensabile che si pronunci anche il Ministro della Giustizia Orlando auspicando che voglia dare, come in altre circostanze, un segnale di tangibile attenzione assumendo subito provvedimenti idonei ad arginare l’innegabile deriva di violenza in atto e che sembra quasi autoalimentarsi”.