Arrestati Agenti a Firenze - La UILPA PP a TGCOM24
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Archivio attuale e storico di articoli di quotidiani, settimanili e giornali vari, in cui è citata la UILPA Penitenziari
Arrestati Agenti a Firenze - La UILPA PP a TGCOM24
Comunicato stampa - ROMA 08/01/2021 – “Abbiamo appreso di nove misure cautelari chieste e ottenute dalla Procura della Repubblica di Firenze nei confronti di altrettanti appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, in servizio presso il carcere di Sollicciano, per presunte violenze e torture in danno di detenuti, nonché per aver tentato di inquinare le indagini. Tre gli operatori della Polizia penitenziaria agli arresti domiciliari, mentre per gli altri il GIP avrebbe disposto l'interdizione dai pubblici uffici per un anno e l'obbligo di dimora nel comune di residenza. Un altro appartenente al Corpo risulterebbe indagato”. “Tutto questo – commenta Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria – vanifica il diuturno sacrificio e infanga la straordinaria professionalità di 38.000 donne e uomini del Corpo di polizia penitenziaria che quotidianamente non solo assicurano la sicurezza nelle carceri del Paese, ma costituiscono anche l’ultimo baluardo di umanità nelle frontiere penitenziarie, connotate ancora da sovraffollamento, sofferenze e abbandono della politica”.
Poi, De Fazio spiega: “Sia chiaro, chi sbaglia va individuato, isolato e perseguito e per questo chiediamo alla magistratura, presso cui riponiamo incondizionata fiducia, di fare chiarezza nei tempi più rapidi possibili, ma se le indagini per il reato di tortura iniziano a essere diverse in tutto il Paese, probabilmente, c’è qualcosa nell’organizzazione complessiva che non funziona e che è da correggere. Insomma, pur essendo convinti che la stragrande maggioranza degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria coinvolti riuscirà a dimostrare la propria innocenza, appare evidente che vi sia un problema di sistema: o il reato di tortura è costruito male nel nostro codice penale o significa che l’organizzazione complessiva dei penitenziari non regge; in tal ultima ipotesi, non si può evidentemente pensare solo alla repressione, ma bisogna prevenire le degenerazioni mettendo in sicurezza le carceri, chi vi è ristretto e chi vi lavora, sotto ogni profilo”.
“In verità, noi reputiamo che ricorrano entrambe le cose: il reato di tortura è costruito male e l’organizzazione carceraria è pessima, come peraltro dimostrano gli studi che lo stesso DAP conduce da tempo, senza venirne a capo, sulla revisione del modello custodiale e le continue aggressioni fisiche, due al giorno quelle gravi, perpetrate da detenuti in danno della Polizia penitenziaria. Allora – conclude il leader della UILPA PP – rivolgiamo un ennesimo appello al Ministro della Giustizia Bonafede affinché si apra immediatamente un tavolo di confronto permanente per discutere di modello custodiale, organici, equipaggiamenti, sovraffollamento detentivo e, non ultima, di dotazione di body cam per riprendere le operazioni di servizio della Polizia penitenziaria, la quale in massima parte non ha nulla da nascondere, ma verso la quale sembra si sia inaugurato un nuovo sport nazionale fatto di denunce!”
Comunicato stampa del 02 gennaio 2021 - Carceri: Si acceleri e si renda nota la programmazione vaccinale anti-Covid
ROMA 02/01/2021 – “Fra gli insegnamenti che la prima e la seconda ondata di contagi da Coronavirus ci hanno fornito, per quanto ovvio potesse essere, si annovera certamente anche l’aver appreso che vi è una strettissima correlazione fra l’andamento del virus nel Paese e il suo propagarsi nelle carceri. Così, dopo giorni di discesa del numero complessivo dei casi d’infezione, sia fra i detenuti sia fra gli operatori (rispettivamente, 821 e 729 i positivi al Covid all’ultima rilevazione disponibile), pure qualche focolaio di queste ore fa temere che possa esserci una risalita dopo le misure di contenimento connesse alle festività natalizie. Diventa allora ancora più urgente e, soprattutto, strategico ai fini di una pragmatica ed efficace prevenzione pianificare in tempi certi e contemperati con le restanti esigenze complessive la vaccinazione anti-Covid di tutta la comunità penitenziaria”.
A tornare sulla questione è Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, che ricorda: “già il 17 dicembre scorso avevamo posto il tema della vaccinazione dei detenuti, oltre che degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria e dei restanti operatori delle carceri, che per molti versi possono essere assimilati agli ospiti delle RRSSAA, essendo anche loro ristretti in luoghi ad alta trasmissibilità e, molto spesso, affetti da comorbilità”.
“Peraltro – aggiunge il leader della UILPA PP –, successivamente al nostro appello, se ne sono registrati molti altri sia da parte di rappresentanti della comunità scientifica sia da esponenti politici di vari schieramenti e, non ultimo, quello autorevolissimo riportato sulle pagine odierne de ‘la Repubblica’ e sottoscritto persino dalla Senatrice a vita Liliana Segre”.
"Di nuovo, allora, – conclude De Fazio – ci rivolgiamo al Governo e, in particolare, ai Ministri della Giustizia, Bonafede, e della Sanità, Speranza, nonché al Commissario per l’emergenza Covid-19, Arcuri, affinché sia accelerata la programmazione e venga reso noto il calendario di vaccinazione per la comunità carceraria”.
Comunicato stampa - ROMA 17/12/2020 – “E’ di ieri la notizia che l’università di Oxford, a seguito di uno specifico studio, suggerisce che le persone in carcere dovrebbero essere tra i primi gruppi a ricevere il vaccino contro il Covid-19 perché rinchiuse in luoghi ad alta trasmissibilità”.
A richiamare l’attenzione sul tema è Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, il quale spiega: “anche nelle carceri italiane il virus continua a propagarsi in maniera preoccupante e, mentre nella prima fase della seconda ondata si registravano maggiori contagi fra gli operatori, adesso sembra diffondersi in maggior misura fra i detenuti il cui numero di positivi da giorni supera stabilmente le 1.000 unità. Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, al di là di qualche criticità locale, sta facendo quanto nelle sue possibilità per tentare di frenarlo, ma è di tautologica evidenza che, pure in previsione di un’ormai pressoché certa terza ondata, maggiori misure di contenimento andrebbero necessariamente intraprese dall’Esecutivo; fra le molte, la vaccinazione a tappeto di operatori e detenuti potrebbe essere quella veramente risolutiva e, si spera, definitiva”.
“Tuttavia – continua De Fazio –, mentre si apprende anche da dichiarazioni di autorevoli esponenti governativi che certamente gli appartenenti alle Forze di Polizia e, in generale, gli operatori penitenziari saranno fra le prime categorie a essere vaccinate, nulla è dato sapere a riguardo dei detenuti. Da quanto riferiscono molti esperti, però, anche chi sarà immune, perché sottoposto a vaccino, potrebbe trasmettere il virus senza ammalarsi; cosicché, se la SARS-CoV-2 continuasse a diffondersi fra i detenuti, al di là di ogni ulteriore disquisizione, gli operatori – pur senza contrarre l’infezione – potrebbero veicolarla tra i familiari e all’esterno”.
“Per queste ragioni – conclude il leader della UILPA Polizia Penitenziaria – facciamo appello ai Ministri della Giustizia, Bonafede, e della Sanità, Speranza, nonché al Commissario per l’emergenza Covid-19, Arcuri, affinché venga pianificata con ponderati e graduati criteri di priorità anche la vaccinazione dei detenuti”.
Comunicato stampa - ROMA 15/12/2020 – “Trent’anni fa, con la promulgazione della legge 15 dicembre 1990, n. 395, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dodici giorni dopo, dallo scioglimento del glorioso Corpo degli Agenti di Custodia nasceva il Corpo di polizia penitenziaria. In un processo di rinnovamento che, a distanza ben 15 anni, si prefiggeva di accompagnare la riforma dell’ordinamento penitenziario, la quale a sua volta aveva visto luce con la legge n. 354 del 1975, nasceva così un moderno Corpo di polizia a ordinamento civile, i cui compiti andavano oltre la mera vigilanza e custodia, ma miravano al perseguimento della sicurezza nell’accezione più nobile e ampia, intesa anche come opera di risocializzazione del reo e dunque da conseguire soprattutto mediante l’abbattimento della recidiva. Purtroppo, a oggi, quel processo, che doveva proseguire sia attraverso il completamento strutturale del Corpo di polizia penitenziaria sia mediante strumenti idonei a corroborare, correggere, e completare l’ambiziosa opera intrapresa è ancora incompiuto”.
Così, Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, ricorda il trentennale della nascita del Corpo di polizia penitenziaria. De Fazio poi sottolinea: “gli anni ’90 sono stati importantissimi per il Corpo di polizia penitenziaria i cui appartenenti hanno potuto dismettere le stellette e acquisire lo status di dipendenti civili dello Stato, accedendo anche ai diritti politici e alla libera sindacalizzazione senza i vincoli propri dell’essere militari. Tuttavia – si rammarica –, dopo i decreti delegati, che ne hanno completato l’organizzazione e intervenuti nei due anni successivi, il percorso di riforma ha subito diversi arenamenti, tanto che solo nel 1999 è stato varato il Regolamento di Servizio”.
“Da lì – prosegue il leader della UILPA PP – è stato un continuo alti e bassi, dove a spinte propulsive che hanno consentito alle donne e agli uomini del moderno Corpo di polizia penitenziaria di potersi affermare come vera e propria forza di polizia, entrando a far parte anche di importanti strutture interforze (DIA, DNAA, Uffici Giudiziari, etc.) e di dotarsi, fra i tanti, dei ruoli tecnici e del Laboratorio Centrale per la Banca Dati Nazionale del DNA e di numerosi reparti d’élite e specializzazioni (GOM, USPeV, NIC, Cinofili, etc.), si sono contrapposte inerzie e, non di rado, energie antiriformatrici che ne hanno frenato lo sviluppo e l’azione”.
“Ancora oggi – argomenta De Fazio –, nonostante successivi provvedimenti e riordini di carriere abbiano previsto pure due dirigenze generali, il Corpo di polizia penitenziaria non ha un vero e proprio vertice interno, resta gerarchicamente subordinato a una Dirigenza che non vi appartiene e, di nuovo, non dispone di un Regolamento di Servizio utilizzabile, nonostante siano già scaduti i termini di legge per approvarlo”.
“Nel giorno in cui il Corpo compie 30 anni, allora, – conclude il Segretario della UILPA PP – l’augurio che vogliamo rivolgere alle donne e agli uomini che lo compongono e che facciamo a noi stessi è quello di riuscire già nei prossimi mesi a porre le basi per completare il processo di riforma avviato, al fine di dotare il Paese, anche a dispetto di politici e dirigenti talvolta non all’altezza del ruolo ricoperto, di una Polizia penitenziaria che chiudendo il cerchio fra tutte le Polizie ne finalizzi l’essenza realizzando compiutamente il tracciato di cui all’art. 27 della Legge fondamentale dello Stato”.