Roma, 24 Mag. – “Apprendiamo, da notizie di stampa, che la Camera penale del Piemonte occidentale, con un comunicato, ha lanciato una vera e propria j’accuse contro Governo, Parlamento, magistratura e Polizia penitenziaria per le condizioni inumane delle carceri, dopo il 36esimo suicidio in cella dall’inizio dell’anno, registrato ieri a Torino. Insomma, per i penalisti subalpini gli unici immuni da qualsiasi responsabilità sono gli avvocati”.
Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
“Alla Camera penale del Piemonte occidentale diciamo che gli appartenenti alla Polizia penitenziaria, al pari dei detenuti, sono le prime vittime di un sistema disfunzionale che tutti, probabilmente in qualche misura anche noi, vuoi anche per l’insufficiente incisività della nostra azione, abbiamo contribuito a generare, ma che siamo i primi a denunciare e a voler cambiare proprio in nome e per conto di quelle donne e quegli uomini in divisa che, in sottorganico di 18mila unità, restano l’ultimo baluardo d’umanità in prigioni illegali, di fatto e di diritto”, aggiunge il Segretario della UILPA PP.
“Anche quando avvengono fatti tragici come i suicidi i Poliziotti penitenziari sono coloro che, immediatamente dopo l’autore del gesto e i suoi cari, ne pagano le conseguenze. Sia perché vedono svilirsi in un attimo il proprio diuturno sacrificio nella difesa delle istituzioni democratiche e del diritto penale sia perché vengono immediatamente sottoposti a indagini penali e amministrative per le quali, oltretutto, sono costretti a rivolgersi proprio a quei legali che oggi li accusano mettendo mano alle loro finanze personali. Ovviamente, noi, non nascondiamo la testa sotto la sabbia e non escludiamo che anche appartenenti alla Polizia penitenziaria possano cadere in errore pure per dover operare in situazioni pazzesche, ma ciò non cancella i meriti straordinari di 36mile donne e uomini che, nonostante tutto, resistono e consentono, per la loro parte, anche ai penalisti piemontesi di poter svolgere la propria insostituibile opera. A loro, ci rivolgiamo, dunque, non certo per muovere altre accuse, atteso che nessuno può chiamarsi fuori da responsabilità quantomeno morali rispetto a ciò che accade, ma per unire sforzi, competenze e impegno e modificare lo status quo. Noi siamo disponibili da subito anche a intraprendere azioni giudiziarie contro l’illegalità diffusa delle carceri, la Camera penale del Piemonte occidentale è disponibile a offrire la propria opera professionale tramite i suoi componenti?”, domanda in conclusione De Fazio.
Roma, 22 Mag. – “Con decreto ministeriale del 14 maggio 2024 è stata disciplinata l’istituzione del Gruppo di intervento operativo (GIO), quale reparto specializzato del Corpo di polizia penitenziaria con numerosi compiti, tra cui quello d’intervenire, su disposizione del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, in presenza di emergenze non altrimenti fronteggiabili che possano pregiudicare l’ordine, la sicurezza e la disciplina in ambito territoriale, oltre che per particolari eventi critici sotto il profilo della sicurezza e per specifiche condizioni di medesimo rischio in ambito penitenziario. Il GIO si avvarrà di articolazioni regionali denominate Gruppi di intervento regionale (GIR) e su richiesta del Capo del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità potrà intervenire anche in ambito minorile. Inoltre, potrà prestare la sua opera a supporto del Gruppo Operativo Mobile in caso le criticità interessino le sezioni in cui sono presenti detenuti al 41 bis dell’ordinamento penitenziario e, in gravi situazioni di minaccia, concorrerà con le altre forze di polizia al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica. Certamente il decreto appena emanato dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, muove in direzione atta a garantire capacità ed efficacia d’intervento operativo al Corpo di polizia penitenziaria, ma, anche al di là di alcuni aspetti che non convincono nell’articolato e che auspichiamo possano essere rivisti, non fa i conti con l’inadeguatezza degli organici e, puntando sulla repressione a discapito della prevenzione, rischia di rivelarsi un boomerang per la tenuta del sistema”.
Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
“Da anni rappresentiamo la necessità di dotare il Corpo di polizia penitenziaria di una struttura e di un’organizzazione idonea a fronteggiare situazioni di emergenza e, prim’ancora, di rischio e pericolo, ma questo lo si deve realizzare non certo raschiando il barile degli organici e, soprattutto, dopo aver garantito la sicurezza ordinaria. Nella situazione attuale le donne e gli uomini del GIO e dei GGIR verranno sottratti a organici già mancanti di 18mila unità e rischieranno di diventare come una palla di biliardo che schizza da una parte all’altra per tentare di fronteggiare le emergenze, che sono continue e investono tutto il territorio nazionale sia negli adulti sia nei minori”, spiega il Segretario della UILPA PP.
“Continuiamo a pensare che le emergenze e le criticità vadano soprattutto prevenute garantendo la vivibilità e la sicurezza delle carceri partendo da organici della Polizia penitenziaria e delle altre figure professionali sufficientemente formati e adeguati alle effettive esigenze pure di garanzia dei diritti contrattuali per gli operatori. Puntare sulla repressione a danno della prevenzione potrebbe aumentare le già enormi difficoltà e portare al definitivo tracollo. Per questo chiediamo nuovamente al Ministro Nordio e al Governo Meloni di varare un decreto carceri che con procedure d’urgenza consenta, prima di ogni altra cosa, di mettere in sicurezza l’apparato mediante congrue assunzioni straordinarie, il deflazionamento della densità detentiva e il potenziamento del servizio sanitario. Insomma, vorremo si rinforzasse la staccionata prima di pensare a come recuperare i buoi che, nell’attuale situazione, inevitabilmente scapperanno”, conclude De Fazio.
Roma, 19 Mag. – “Un detenuto minorenne originario del Marocco è evaso nel tardo pomeriggio di ieri dall’Istituto Penale per Minorenni Cesare Beccaria di Milano, ma notato – sembrerebbe – da una pattuglia della Polizia penitenziaria che casualmente passava dalla zona è stato subito ripreso. Ennesimo episodio di disfunzionalità all’IPM di Milano, che mette a nudo la profondissima crisi dell’intero Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità e che dovrebbe far riflettere sulla volontà politica di mantenerlo o, forse, di affossarlo”.
Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
“Le problematiche che investono l’istituto Cesare Beccaria di Milano sono ben lungi dall’essere risolte e di certo non miglioreranno con i provvedimenti estemporanei finalizzati a prelevare Poliziotti penitenziari dalle altre regioni e ivi inviarli, con modalità assimilabili a una specie di deportazione, costringendoli pure ad anticipare di tasca propria le spese di viaggio e di soggiorno. Ma la crisi è molto più profonda e investe tutti i settori del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, proprio nel momento in cui si sente parlare con una certa insistenza di pene alternative da scontare in comunità gestite da privati. A pensar male si fa peccato, ma noi siamo umanamente peccatori e non vorremmo, allora, che ci fosse una precisa volontà politica d’affossare il DGMC per privatizzare una parte dell’esecuzione penale”, aggiunge il Segretario della UILPA PP.
“Il Capo del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, Antonio Sangermano, apra immediatamente un confronto a tutto campo con le Organizzazioni Sindacali rappresentative e spieghi qual è il progetto, se c’è. Noi siamo pronti a offrire il nostro contributo di esperienza, idee e proposte, ma nell’adempimento al mandato ricevuto siamo anche pronti, nostro malgrado, a percorrere legittimi percorsi alternativi che mirino a risollevare le sorti dei Poliziotti penitenziari del settore”, conclude De Fazio.
Roma, 18 Mag. – “Che un nostro connazionale, sebbene condannato per gravissimo reato, possa scontare nel paese d’origine la pena che gli è stata legittimamente inflitta è senza dubbio un fatto positivo e ne va dato merito a chi lo ha reso possibile. Ci chiediamo, tuttavia, a quanto ammontino le spese dell’operazione e soprattutto chi se ne farà carico visto che alla Polizia penitenziaria, che ha già preso in custodia Chico Forti, non viene pagato il lavoro straordinario”.
Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
“Nel 2023 gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, in sottorganico di 18mila unità, hanno espletato oltre 9milioni di ore di lavoro straordinario, ma per incapienza di fondi meno di 8milioni di queste sono state liquidate. Non solo, ma il lavoro straordinario viene pagato meno di quello ordinario e per aumentarne gli importi si chiede agli operatori di autofinanziarselo rinunciando all’adeguamento dello stipendio. Una situazione paradossale che non esitiamo a definire caporalato di stato, come abbiamo detto anche al Ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, il 24 aprile all’apertura della trattativa per il rinnovo del CCNL scaduto da tre anni e per la quale i fondi stanziati sono meno di un terzo di quelli necessari”, aggiunge il Segretario della UILPA Polizia Penitenziaria.
“Del resto, la stessa premier, Giorgia Meloni, nella conferenza stampa di presentazione della legge di bilancio dell’ottobre scorso disse che il lavoro straordinario di un poliziotto non può essere pagato poco più di 6 euro l’ora, meno cioè della paga di un collaboratore domestico (in disparte ogni considerazione sull’inadeguatezza retributiva dei collaboratori domestici). Allora non vorremmo che i soldi pubblici pagati dai cittadini onesti e prevalentemente lavoratori dipendenti fossero destinati a operazioni come il rientro in Italia di Chico Forti, anziché, per esempio, ai rinnovi contrattuali, alla sanità, alla scuola, etc.” conclude De Fazio.
Roma, 13 Mag. – “Sono state ben 1.187 le aggressioni di detenuti nei confronti di appartenenti alla Polizia penitenziaria nei soli primi quattro mesi dell’anno, mentre addirittura 3.349 sono stati gli episodi di resistenza e ingiuria a pubblico ufficiale. Numeri allarmanti e senza precedenti quelli appena comunicati dall’Ufficio Attività Ispettiva e di Controllo del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, che certificano lo stato di degrado, di violenza e di difficoltà di gestione delle carceri”.
Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
“Con 221 aggrediti, è il distretto Toscana-Umbria a guidare la speciale classifica di inaudita violenza, seguito da Sicilia (161), Campania (130), Piemonte-Liguria-Valle d’Aosta (128), Lazio-Abruzzo-Molise (101), Veneto-Trentino A.A.-Friuli V.G. (101), Lombardia (94), Emilia Romagna-Marche (80), Calabria (76), Puglia-Basilicata (58) e Sardegna (37). Dati, che seppur da comparare con la densità detentiva dei singoli distretti, dove l’incidenza del fenomeno potrebbe essere diversa rispetto ai numeri assoluti, restituiscono una fotografia di gravità inaudita di tutto il territorio nazionale. Peraltro, la Polizia penitenziaria è stretta fra l’incudine della violenza dei detenuti e il martello delle inchieste della magistratura, considerato che pressoché a ogni intervento necessario per ristabilire un minimo di ordine e sicurezza partono le denunce degli stessi autori dei disordini, molto spesso, nel solo tentativo di precostituirsi un alibi. Non è raro, ormai, che le donne e gli uomini del Corpo, solo per fare il proprio dovere, si sentano dire da ristretti che faranno la fine dei colleghi di Santa Maria Capua Vetere o di Reggio Emilia, etc.”, spiega il Segretario della UILPA PP.
“Del resto, se si considerano anche 34 suicidi fra i detenuti e 4 nella Polizia penitenziaria, omicidi, stupri, violenze e traffici illeciti di ogni genere, il paragone delle odierne prigioni a teatri di guerra non sembra affatto esagerato. Allora è di tutta evidenza che una situazione emergenziale, anche per il sovraffollamento detentivo, sono 14mila i detenuti in più, e l’insufficienza di operatori, al Corpo di polizia penitenziaria mancano 18mila unità, non possa essere efficacemente affrontata con misure e strumenti ordinari”, aggiunge il sindacalista.
“Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il Governo Meloni e il Parlamento tutto ne prendano atto e varino un decreto carceri per affrontare le questioni preminenti e, parallelamente, si avvii un percorso di riforme complessive per l’intero apparato d’esecuzione penale e, particolarmente, per quello inframurario. Presto, nostro malgrado, si toccherà un punto di non ritorno”, conclude De Fazio.