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Leggi qui l'articolo del quotidiano "Avvenire" - Le poliziotte e i poliziotti penitenziari impiegati presso la struttura carceraria, vuota, di Gjadër sono alloggiati in camere prefabbricate. Queste si trovano al piano superiore della struttura, raggiungibili percorrendo una scala metallica esterna (tipo scala d’emergenza), prive di elementari oggetti d’arredo (mancano dallo spazzolone per il water alla tv), condivise con altri, e neanche minimamente in linea con i criteri codificati dall’Accordo Nazionale Quadro del 5 ottobre 2023». Questa è la durissima denuncia di Gennarino De Fazio, segretario generale di Uilpa Polizia Penitenziaria sul centro di Gjadër. Una situazione, quindi, non semplice per gli agenti, che «non solo non possono godere della sistemazione alberghiera come tutti i colleghi delle altre forze di polizia e armate in Albania, ma addirittura vengono oltraggiate le specifiche previsioni contrattuali che li tutelano - aggiunge - .

Se l’Amministrazione penitenziaria e lo Stato italiano non dimostrano il minimo rispetto per le prerogative e i diritti delle donne e degli uomini in divisa che li rappresentano, non osiamo immaginare il trattamento che potrebbe essere riservato ai migranti, ove mai ne arrivassero». De Fazio, come ha spiegato ad Avvenire, ha mandato lunedì una lettera al Dap, per segnalare la situazione. «Quanto sta avvenendo è assolutamente vergognoso per un Paese civile che abbia il minimo rispetto per i propri servitori» ha concluso. (T.U.)

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LA REPUBBLICA - Nuova grana in Albania, protesta la penitenziaria: polizia e carabinieri in hotel, noi nei prefabbricati senza nessun comfort.
Un trattamento da Cenerentola delle forze dell’ordine, sostengono gli agenti, che pretendono con tanto di nota formale di andare in albergo.

Non solo i dubbi sulla legittimità giuridica dell’operazione che hanno costretto il governo a confezionare in fretta e furia un decreto, gli inciampi in Tribunale, minori e vulnerabili finiti in mezzo ai primi sedici naufraghi, il muro delle proteste dell’opposizione. A guastare la festa alla premier Meloni, che la scorsa settimana aveva fatto trapelare la voce di un “imminente viaggio in Albania” poi sparito dall’agenda, adesso ci si mette anche la penitenziaria.

Nel nuovo centro di Gjader, una matrioska di gabbie tirata su a venti chilometri da Shengjin rimasta vuota dopo il precipitoso (ennesimo) trasferimento in Italia dei primi 12 naufraghi recuperati al largo di Lampedusa, sono in servizio una quarantina di agenti. E da programma, quando la struttura sarà davvero pronta, ci vivranno anche, a differenza di poliziotti, carabinieri e finanzieri alloggiati in hotel.

A pieno regime in tutto dovrebbero essere trecento, attualmente a fare la spola fra i centri vuoti sono poco più di un centinaio, ma comunque ricevono il trattamento da missione internazionale che ha provocato una vera corsa alla candidatura: cento euro al giorno in busta paga, vitto e alloggio a spese dell’amministrazione.

E la sistemazione non è certo un accampamento. Poliziotti e carabinieri al momento sono ospiti del Rafaelo, un resort superlusso sul lungomare di Shengjin, con tanto di giardino con piscina e poligono, su cui veglia una riproduzione in scala della Statua della libertà.

La penitenziaria no, loro staranno confinati al piano superiore dei moduli prefabbricati del mini-carcere di Gjader, la parte più interna e inaccessibile del penitenziario.

Un trattamento da Cenerentola delle forze dell’ordine, sostengono gli agenti, che pretendono con tanto di nota formale di andare in hotel. La scrive la Uil, che parla di “parzialità manifesta nella sistemazione alloggiativa” e indignata protesta per la sistemazione pensata per gli agenti “persino oltraggiati nei loro fondamentali diritti”.

Non hanno la camera singola, quelle “prefabbricate”, si specifica, sono "sprovviste di arredi" quali “il portascopino” e altri di cui “per resiliente senso del rispetto verso le istituzioni si omette l’elencazione”. In più, si sottolinea, per raggiungere le “presunte stanze” – così le si definisce – bisogna arrampicarsi su una scala metallica.

Motivi sufficienti per battere i piedi e chiedere formalmente al governo di “autorizzare gli appartenenti al Corpo di cui si discute ad alloggiare in strutture alberghiere”. E mentre per l’opposizione neanche l’ultimo decreto scioglie i dubbi sulla legittimità giuridica dell’operazione Albania, i costi – ancora tutti da chiarire – di un’operazione partita con un clamoroso flop promettono di lievitare ancora.

 

 

Cpr in Albania. La denuncia degli agenti della penitenziaria: "La nostra sistemazione è una vergogna"
In servizio ci sono 45 persone, dovrebbero occuparsi del carcere pensato per 24 brandine.
Qui l'articolo

Spese folli. Per un Centro di permanenza per il rimpatrio completamente vuoto. E un carcere altrettanto vuoto. E degli alloggi, pensati per la polizia penitenziaria, che non rispondono alle esigenze degli agenti.

«È tutto paradossale» racconta chi lavora nel nuovo Cpr in Albania, frutto di un accordo tra il governo Meloni e il governo di Edi Rama.

Questa volta, a denunciare «una situazione inaccettabile», sono gli agenti della penitenziaria. Ad oggi dieci più il comandante. E altri quattro dovrebbero arrivare nei prossimi giorni.

Per loro, accanto al carcere di Gjader, sono stati costruiti degli alloggi prefabbricati. «Si raggiungono solo grazie a una scala metallica esterna, una sorta di scala d’emergenza», spiegano. All’interno? «Nessuno pretende il lusso, ma mancano gli elementi d’arredo più elementari. Come la televisione e lo spazzolone del water». Le condizioni delle trasferte degli agenti della polizia penitenziaria sono normate da un accordo nazionale quadro. Che prevede camere singole con un materasso, due cuscini, un comodino, un armadio. E ancora. Uno scrittorio con lampada e sedia, uno specchio, un tavolino, una tv, una tenda e un tappeto. Insieme a tutto l’occorrente per il bagno. «I nostri uomini non solo non possono godere della sistemazione alberghiera come tutti i colleghi delle altre forze di polizia e armate in Albania, ma addirittura vengono oltraggiate le specifiche previsioni contrattuali che li tutelano», dichiara Gennarino De Fazio, segretario generale del sindacato Uilpa polizia penitenziaria che già lo scorso 17 ottobre, con una lettera, aveva sollevato la questione. E aggiunge: «Se l’amministrazione penitenziaria e lo Stato non dimostrano il minimo rispetto per le donne e gli uomini in divisa che li rappresentano, non osiamo immaginare il trattamento che potrebbe essere riservato ai migranti. Mai ne arrivassero».

In totale, gli agenti della polizia penitenziaria in servizio in Albania saranno quarantacinque. Dovrebbero occuparsi del carcere costruito a Gjader, un centinaio di abitanti e una manciata di case, per chi creerà problemi al Cpr. Si tratta di un penitenziario maschile con ventiquattro brandine. «È vuoto. Come il Centro. E non è nemmeno stato completato del tutto», spiegano. E a sollevare perplessità c’è anche la questione economica. Per agenti penitenziari, poliziotti, carabinieri, finanzieri, prestare servizio in Albania comporta un aumento in busta paga di un centinaio di euro al giorno. Per un costo che si aggira, complessivamente, intorno ai novecentomila euro al mese, solo per quanto riguarda gli indennizzi di trasferimento di trecento unità.

Comunicato stampa del 21 ottobre 2024 - Carceri: In Albania calpestati i diritti dei poliziotti

Roma, 21 Ott.  – “Le poliziotte e i poliziotti penitenziari impiegati presso la struttura carceraria, vuota, di Gjadër sono alloggiati in camere prefabbricate, poste al piano superiore della struttura, raggiungibile percorrendo una scala metallica esterna (tipo scala d’emergenza), prive di elementari oggetti d’arredo (mancano dallo spazzolone per il water alla tv), condivise con altri, e neanche minimamente in linea con i criteri codificati dall’Accordo Nazionale Quadro del 5 ottobre 2023. Dunque, non solo non possono godere della sistemazione alberghiera come tutti i colleghi delle altre forze di polizia e armate in Albania, ma addirittura vengono oltraggiate le specifiche previsioni contrattuali che li tutelano. Se l’Amministrazione penitenziaria e lo Stato italiano non dimostrano il minimo rispetto per le prerogative e i diritti delle donne e degli uomini in divisa che li rappresentano, non osiamo immaginare il trattamento che potrebbe essere riservato ai migranti, ove mai ne arrivassero”.

Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.

 “Quanto sta avvenendo, indipendentemente pure dall’eventuale accettazione dei diretti interessati, la storia insegna che le truppe vengono indotte dai generali a dire sempre che il rancio è ottimo e abbondante, è assolutamente vergognoso per un Paese civile che abbia il minimo rispetto per i propri servitori”, aggiunge il Segretario della UILPA PP.

“Anche per questo, stamattina abbiamo inviato un’ennesima nota al Direttore generale del personale e, per conoscenza, al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e altre autorità, chiedendo per le donne e gli uomini del Corpo di polizia penitenziaria l’autorizzazione alla sistemazione alberghiera al pari degli appartenenti alle altre forze dell’ordine e per come dettato dall’Accordo Nazionale Quadro. È ovvio che in mancanza di risposte provvederemo ad horas a valutare l’avvio di ulteriori e più incisive iniziative”, conclude De Fazio.

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