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Roma, 16 Gen.  – “Sei detenuti suicidatisi nei primi 15 giorni dell’anno, al ritmo di uno ogni 60 ore, sono la cartina di tornasole di un sistema penitenziario che continua ad apparire alla deriva nonostante alcuni buoni propositi manifestati dal Governo Meloni e dal Ministero della Giustizia, con in testa il sottosegretario delegato, Andrea Delmastro delle Vedove. È di tautologica evidenza che, fatta in parte la diagnosi, si stenta a individuare e soprattutto a somministrare la terapia. E così in carcere si continua a morire, non solo metaforicamente”.

          Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, commentando l’ennesimo suicidio fra i detenuti, il secondo a distanza di poche ore, consumatosi ieri sera nel carcere napoletano di Poggioreale.

         “Già il 4 gennaio, dopo la rivolta di Santa Maria Capua Vetere, avevamo parlato di teatro di guerra nelle nostre prigioni e il susseguirsi di eventi funerei, uniti alla sofferenza continua sia per le condizioni di detenzione sia per quelle lavorative, per coloro che vi operano, sono lì a confermarlo. Ma se non bastasse, a ciò si uniscano i continui disordini, le aggressioni alla Polizia penitenziaria, le risse, gli omicidi, i traffici illeciti, i soprusi di ogni genere e il quadro diviene certamente autodescrittivo e del tutto allarmante”, prosegue il Segretario della UILPA PP.

“È palese che non c’è più tempo. Il Governo intervenga subito con un decreto carceri per potenziare concretamente gli organici di tutte le figure professionali, in primis della Polizia penitenziaria, mancanti di 18mila unità, e deflazionare la densità detentiva anche mediante una gestione esclusivamente sanitaria dei detenuti malati di mente e percorsi alternativi per i tossicodipendenti, e il Parlamento approvi una legge delega per la riforma complessiva dell’apparato d’esecuzione penale, con la reingegnerizzazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità e la riorganizzazione del Corpo di polizia penitenziaria. Ogni ora che passa vanamente non fa altro che alimentare il tragico ‘bollettino di guerra’”, conclude De Fazio.

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