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ROMA, 12/09/2021“Tanta sorpresa e indignazione ha destato la notizia del parto di una detenuta avvenuto il 3 settembre scorso in una cella dell’infermeria del carcere romano di Rebibbia. Sentimenti che, almeno a parole, sembrano in queste ore manifestare tutti, dall’opinione pubblica, alla politica, ai governanti. Temiamo, tuttavia, che almeno per quanto riguarda le due ultime categorie, in molti casi si tratti di falsa sorpresa e ipocrita indignazione. Ciò che è accaduto a Rebibbia, infatti, è solo la replica di quanto avvenuto, se si vuole in maniera ancora più rocambolesca, all’istituto penale per minorenni di Pontremoli, nel maggio scorso. In quell’occasione fu la Polizia penitenziaria, in collegamento telefonico con operatori del 118 che fornivano istruzioni, ad aiutare una giovanissima ragazza straniera a dare alla luce, quella che penetra fra le sbarre, la sua bambina. Eppure, da allora nulla si è fatto e in carcere si continua a nascere, a soffrire al di là della pena, e a morire”.

Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, a seguito del dibattito politico che si è innescato dopo la notizia del parto di una giovane donna nel carcere di Roma Rebibbia.

“Qualcuno – prosegue il Segretario della UILPA PP –, magari, potrebbe addure posizioni giuridiche o condizioni cliniche diverse, ma non pensiamo che, se pur ci fossero, cambierebbe affatto la sostanza di una mamma che dà la vita in carcere e di un bambino che nasce fra le sbarre e sotto la custodia della Polizia penitenziaria; la quale, peraltro, sarebbe facile capro espiatorio se qualcosa dovesse andar storto: cosa sarebbe successo se, a Pontremoli, – si chiede – le poliziotte-ostetriche avessero sbagliato qualcosa?”

“Purtroppo, siamo ormai consapevoli che la politica sembra indignarsi allorquando si verificano gli eventi per poi subito dopo dimostrare la memoria di un pesciolino rosso – rincara ancora De Fazio – senza nulla di concreto realizzare per migliorare, per dirla con le parole di Mario Draghi, la condizione di tutti coloro che lavorano e vivono nelle carceri; cui evidentemente occorre aggiungere quelli che vi nascono!”

“Esortiamo ancora una volta, pertanto, tutte le forze politiche, il Parlamento e il Governo a partorire, loro sì e in tempi tutt’altro che prematuri, interventi con carattere d’urgenza che si occupino delle più importanti e impellenti questioni penitenziarie e anticipino le altrettanto indispensabili riforme strutturali. Cos’altro deve accadere, d’altronde, prima che gli annunci lascino il posto ai provvedimenti reali? Noi ripetiamo che non c’è più tempo e che ben presto, se non perverranno i tangibili segnali auspicati, il senso di responsabilità ci indurrà, nostro malgrado, ad alzare i toni del confronto, come già sta avvenendo spontaneamente a livello territoriale: la Calabria è solo l’ultima regione in ordine cronologico – conclude De Fazio – dove tutte le Organizzazioni Sindacali della Polizia penitenziaria hanno preannunciato manifestazioni per protestare contro il sostanziale stato di abbandono e la progressiva regressione delle condizioni carcerarie”.

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