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Roma, 10 Feb.“I fotogrammi provenienti dal carcere di Reggio Emilia e che emergono dal procedimento penale in capo ad alcuni appartenenti alla Polizia penitenziaria si autodescrivono e non hanno bisogno di particolari commenti. Anche noi siamo rimasti attoniti e sconcertati dalla loro visione, seppur parziale. Tuttavia, è evidente che essi non rappresentino il Corpo di polizia penitenziaria che, peraltro, attraverso i Nuclei Investigativi Centrale e Regionale ha condotto le indagini su delega della locale Procura della Repubblica. Non si può neppure parlare di poche o tante ‘mele marce’, ciò che è palesemente marcia è la cesta, è marcio il contenitore, è marcio il sistema carcerario e tende a far marcire tutto ciò che vi è dentro”.

 

Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.

 

“Le carceri allo stato attuale, ben lungi dal perseguire il dettato costituzionale e rappresentare il tempio del diritto, attraverso il quale si possano scontare le pene in un percorso risocializzante utile al reo e alla collettività, sono in larghissima parte criminogene e luoghi dove spesso saltano le regole trasformandosi in centri e palestre del malaffare. Pensiamo addirittura che si pongano in dubbio gli stessi presupposti giuridici al loro mantenimento. Le indagini e i procedimenti penali a carico di appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria sono ormai tantissimi e, più o meno a macchia di leopardo, su tutto il territorio nazionale. Spesso si concludono con assoluzioni o, comunque, con il sensibile ridimensionamento delle imputazioni; talvolta, nostro malgrado, con delle condanne. Così come nelle carceri innumerevoli sono i disordini, le risse, le aggressioni agli operatori; altissimo è anche il numero dei suicidi fra i detenuti e preoccupante quello fra gli appartenenti alla Polizia penitenziaria. Di fronte a ciò scaricare sui singoli, al di là delle soggettive responsabilità penali, significherebbe non voler per l’ennesima volta affrontare il problema alla radice. Conclamerebbe il tentativo della politica maggioritaria di declinare le proprie gravissime responsabilità oggettive per anni di malgoverno e abbandono”, argomenta il Segretario della UILPA PP.

“14mila detenuti in più, 18mila appartenenti alla Polizia penitenziaria in meno, 1.800 aggressioni e 9mila resistenze e ingiurie a pubblico ufficiale all’anno, omicidi, traffici e violenze di ogni genere, comprese quelle sessuali; questo è il contesto penitenziario in cui si opera. Un vortice che evidentemente trascina e che è necessario fermare. Senza enfatizzazioni né ridimensionamenti, occorre che la politica prenda realmente coscienza delle immani deficienze e disfunzionalità delle prigioni e operi immediatamente su più fronti, senza ipocrisia e falsa retorica, per metterle in sicurezza e addivenire a riforme strutturali. Servono un decreto carceri per consentire cospicue assunzioni straordinarie con procedure accelerate e il deflazionamento della densità detentiva pure attraverso una gestione esclusivamente sanitaria dei malati di mente e percorsi alternativi per i tossicodipendenti. Parallelamente va ripensato l’intero apparato d’esecuzione penale, vanno reingegnerizzati il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità e dev’essere riorganizzato il Corpo di polizia penitenziaria”, conclude De Fazio.   

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