Detenuto suicida a Rebibbia: è il 29esimo in 4 mesi - roma.repubblica.it
"Nella Casa di reclusione di Rebibbia, ieri sera un uomo si è tolto la vita. Non sappiamo, non possiamo sapere le intime cause di quel gesto. È l'ennesima dimostrazione di un sistema che, nonostante l'impegno degli operatori sanitari e penitenziari, non funziona e che invece viene continuamente sovraccaricato di domande a cui non può rispondere". Lo dichiara il Garante delle persone private della libertà della Regione Lazio, Stefano Anastasia.
"Sappiamo - prosegue il Garante - che si trattava di un uomo di 56 anni, in carcere da tempo e con un fine pena ancora lontano, alloggiato nella sezione dedicata ai detenuti con problemi psichici, ma non era destinato a una Rems, perché sempre riconosciuto responsabile delle sue azioni".
Secondo Anastasia, "avrebbe potuto però essere ammesso a un'alternativa alla detenzione per motivi di salute, ma la caccia alle streghe in atto nel nostro Paese contro chiunque sia o sia stato in carcere e le carenze del sistema di assistenza psichiatrica territoriale rendono difficile trovare e concedere alternative". Il segretario generale di Uilpa, Gennarino De Fazio, fa notare che "nelle stesse ore all'Istituto Penale per
Minorenni di Bologna 6 ristretti provocavano gravi disordini, per fortuna rientrati a notte inoltrata". Sempre ieri, prosegue, "nella Casa circondariale di Terni si realizzava il primo colloquio intimo (almeno ufficiale) di un detenuto. Nella contraddizione delle carceri odierne si fa l'amore e si fa la guerra. Così, mentre il mondo cristiano celebra la Resurrezione, le carceri, presso cui Papa Francesco si è recato nuovamente giovedì scorso, continuano a sprofondare negli inferi e con esse detenuti e operatori, in primis quelli del Corpo di polizia penitenziaria a cui poco interessa delle chiacchiere e dei distintivi partoriti a giorni alterni e chiederebbero solo che venissero riconosciuti i loro diritti, almeno quelli fondamentali. Più di 16mila reclusi oltre i posti disponibili, 18mila agenti mancanti al fabbisogno della Polizia penitenziaria, celle anguste e fatiscenti, luoghi di lavoro insalubri e pericolosi, turni e carichi di lavoro massacranti, traffici illeciti, violenze di ogni genere e aggressioni, 3.500 quelle subite dalle donne e dagli uomini con il basco azzurro nel 2024, questa la tragica realtà. E, paradossalmente, il presunto potenziamento di bulimici apparati centrali, presso il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, e circoscrizionali, presso i Provveditorati regionali e interregionali, continua a indebolire e sfaldare le sedi carcerarie, sempre più sofferenti e disgregate".
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