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Comunicato Stampa del 25 giugno 2010

Piano carceri – UIL Penitenziari: E’ ancora un’incognita

Abbiamo appreso  dalle agenzie di stampa, ed esclusivamente tramite esse, il via libera che il comitato interministeriale ha dato al c.d. piano carceri. Rilevando criticamente come alcuna comunicazione sia stata fornita ai rappresentanti del personale, non possiamo non sottolineare come la mancata previsione di una seppur minima implementazione  degli organici di polizia penitenziaria rischia di rendere vano ed inutile qualsiasi piano di edilizia penitenziaria  straordinaria. A meno che il vero intento  non sia tanto rendere fruibili le nuove strutture quanto costruire nuove carceri a prescindere”

Così il Segretario Generale della UIL PA Penitenziari, Eugenio SARNO, commenta il semaforo verde di Alfano, Matteoli e Bertolaso al piano carceri che prevederebbe la costruzione di nuovi 11 istituti e la realizzazione di 20 padiglioni in carceri già attive

Pur volendo sorvolare sull’opportunità di secretare le procedure di appalto, non possiamo non manifestare tutte le nostre perplessità e dubbi sui tempi previsti per la realizzazione dei nuovi edifici. Anche in mancanza delle varianti in corso d’opera, i  due anni paventati  sembrano più  un auspicio che una ragionevole certezza.  In ogni caso resta interamente sul tappeto la necessità di un piano di manutenzione straordinaria per i vecchi penitenziari, in gran parte degradati e fatiscenti.. Il rischio vero è che nel mentre si costruiscono nuove carceri quelle vecchie crollino“

La UIL PA Penitenziari non perde l’occasione per sottolineare come alcune strutture nuove  non possano essere rese pienamente funzionali per la mancanza di personale

E’ la solita storia delle pentole e dei coperchi. Si costruiscono nuove carceri, ma non si assume il personale per gestirle. Ciò connota di improvvisazione e superficialità l’azione dei responsabili politici ed amministrativi. Nell’ultimo decennio si è dato corso all’apertura di molti penitenziari (tra i quali  Milano Bollate, Bergamo, Santa Maria Capua Vetere, Ancona, Laurena di Borrello, Sant’Angelo dei Lombardi, Altamura ) e diversi padiglioni ( tra i quali Genova, Lanciano, Lecce )  per un totale di  circa 3000 nuovi posti detentivi  senza l’assunzione di una, una sola,  sola unità di polizia penitenziaria. Ora la storia pare ripetersi. A Rieti il nuovo istituto funziona al 25% per mancanza di personale. A Trento il nuovo istituto rischia di non aprire per lo stesso motivo. Ad Avellino tra qualche settimana sarà disponibile un nuovo padiglione di circa 200 posti ma è mistero sul personale che dovrà  attivarlo. A meno che non si vogliano costruire cattedrali nel deserto è bene che si proceda a nuove assunzioni. D’altro canto – ricorda SARNO -  in Finanziaria erano previste 1.700 per il recupero del turn-over e il Ministro Alfano ha ripetutamente annunciato assunzioni straordinarie per altre 2000 unità. L’orizzonte, purtroppo, continua ad essere una linea retta. Nessuna unità, infatti, si profila nell’immediato, al netto dei proclami e degli annunci. E per gestire i nuovi edifici e i nuovi padiglioni, con circa 10mila nuovi posti detentivi,  occorreranno non meno di 5000 unità, senza tener conto delle centinaia di unità che nel frattempo si saranno pensionate”

Cautamente positivo, invece, il giudizio sull’individuazione territoriale delle aree dove sorgeranno le nuove carceri e i nuovi padiglioni

Avevamo auspicato che tra gli obiettivi del piano carceri ci fosse anche quello di abbattere l’eccessiva movimentazione di detenuti. A scorrere l’elenco delle aree individuate qualcosa, in tal senso, si muove. Il Triveneto, la Puglia, la Sicilia, l’Emilia e il Piemonte – conclude il Segretario Generale della UIL PA Penitenziari -  godranno in maggior misura di questo piano straordinario di edilizia penitenziaria. Qualcosa (molto) di più si sarebbe dovuto fare per la Campania e la Lombardia che sono le due macro aree “produttrici di detenzione”. Un solo padiglione a Milano ed un penitenziario di soli 450 posti nel napoletano (Nola) non risolvono granchè rispetto ai reali bisogni.”

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