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Pres. Santi CONSOLO Capo Dipartimento A.P. - Dr. Massimo DE PASCALIS Vice Capo Dipartimento A.P. - Dr. Pietro BUFFA Direttore Generale del Personale E delle Risorse R O M A
OGGETTO: Eventi critici – Stress lavoro correlato - Salute e sicurezza sul lavoro -
Il ripetersi di eventi critici e di aggressioni all’interno degli istituti penitenziari in danno del personale di Polizia Penitenziaria impone di realizzare una seria riflessione in materia di “sicurezza e salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro”.
Un riflessione che, evidentemente, non può prescindere dall’analisi delle responsabilità e delle inadempienze che ricadono in capo ai Dirigenti degli istituti e sedi periferiche dell’amministrazione, ma più in generale della mancanza di direttive e indirizzi da parte dei vertici della stessa amministrazione.
L’art.2 del D.M. 18 novembre 2014, n.201 disciplina le modalità di applicazione della normativa in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro dell’amministrazione penitenziaria e nello specifico, al comma 2 lettere C - E, prevede che siano applicate tenendo conto delle particolari esigenze che caratterizzano l’attività e gli interventi della Polizia Penitenziaria svolti per “la tutela dell’incolumità del personale e degli utenti contro pericoli di attentati, aggressioni e sabotaggi” e “prevenire atti di autolesionismo o suicidio”.
Il successivo comma 3, inoltre, prevede che le esigenze connesse alle attività istituzionali siano definite in relazione alle caratteristiche strutturali, organizzative e funzionali preordinate ad assicurare capacità operativa e prontezza d’impiego del personale dipendente, particolarità costruttive e d’impiego di equipaggiamenti speciali tra i quali i mezzi di trasporto e relativo supporto logistico.
A proposito dei mezzi di trasporto, anche se nulla centra con l’argomento trattato, viene spontaneo chiedersi per quale ragione in un momento in cui la spesa pubblica deve tendere al massimo contenimento si continui ancora a spendere denaro dei contribuenti per ottenere revisioni e certificazioni che, invece, potrebbero essere rilasciate gratuitamente dalla Motorizzazione Civile previo accordo tra le due Amministrazioni.
Non di minore importanza sono le previsioni di cui all’art. 28 del D. Lgs 81/2008 e s.m.i. le quali dispongono che la valutazione dei rischi deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato e che l’obbligo di tale previsione risale ormai al 1 gennaio 2011.
In attuazione di quest’ultima previsione la Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro, nella seduta del 17 novembre 2010, ha approvato le indicazioni per la valutazione dello stress lavoro-correlato e tra gli indicatori oggettivi, responsabili delle condizioni di disagio del personale di Polizia Penitenziaria, riteniamo possano rientrare situazioni quali: aggressione da parte dei detenuti, reati commessi in carcere dai detenuti, suicidi di detenuti, tentati sucidi in carcere, atti vandalici e di devastazione all’interno delle carceri, tentativi di evasione, turni ripetuti, sovraccarico di lavoro, conflitto e ambiguità di ruoli e funzioni, inadeguatezza delle opportunità di sviluppo della carriera, mancato riconoscimento dei meriti e più in generale una inadeguata organizzazione del lavoro.
Gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, come noto, possono essere coinvolti in qualità di spettatori, soccorritori e protagonisti durante l’espletamento del proprio servizio al punto di mettere a dura prova le capacità di adattamento ad un contesto in cui gli eventi critici sono quasi una routine.
Questi eventi possono avere un effetto traumatico e potenzialmente lesivo dell’idoneità specifica del lavoratore, sia per colui che è rimasto vittima dell’infortunio/incidente, sia per coloro che hanno assistito direttamente all’intervento e/o prestato soccorso.
Questo induce nel personale un significativo senso di isolamento sociale e fisico che suscita un sentimento di abbandono da parte della propria amministrazione, una tendenza a confrontare la propria condizione con quella dei detenuti, una monotonia e ripetitività del lavoro che possono risultare dannosi.
Non ci risulta che vi sia stata un adeguata sorveglianza sanitaria da parte dei medici competenti in favore di coloro i quali sono stati, loro malgrado, protagonisti di vicende del genere.
Fatte queste dovute premesse relative alle problematiche che investono il personale di Polizia Penitenziaria e sugli adempimenti in capo ai “datori di lavoro” individuati nel modello organizzativo del DAP, si chiede se e come le SS.LL. intendano procedere al fine di garantire l’incolumità psico-fisica del personale rispetto alle numerose aggressioni che si registrano all’interno degli istituti penitenziari; quali disposizioni utili a prevenire gli atti di autolesionismo o di auto soppressione si intendono impartire per mantenere l’ordine e la disciplina; quali debbano essere le procedure da adottare ai fini di una corretta valutazione dello stress lavoro-correlato; quali debbano essere le particolarità costruttive e d’impiego dei mezzi di trasporto utilizzati per le traduzioni, spesso obsoleti e inadeguati; quali devono essere le dotazioni di sicurezza, anche stradali minime, che devono accompagnare ed essere presenti sui predetti mezzi di trasporto; quale attenzione deve essere riservata alla corretta manutenzione dei veicoli.
Qualora le predette valutazioni siano già state adottate si chiede di rendere noti quali siano stati i risultati ottenuti, così come si chiede quali disposizioni sono eventualmente state impartite per disciplinare le corrette procedure da adottare in tutti i casi su esposti.
In ultimo si chiede se il servizio territoriale VISAG abbia mai vigilato sui suddetti adempimenti e se sia formato per una verifica puntuale della valutazione dello stress lavoro-correlato.
Al di la dell’obbligo di consentire ai lavoratori di verificare, ai sensi dell’art.18 co 1 lettera N, mediante il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza l’applicazione delle misure di sicurezza e di protezione della loro salute, riteniamo che più in generale sia opportuno informare le OO.SS. rappresentative su quelli che sono gli indirizzi, le disposizioni, le procedure e le indicazioni che i vertici del DAP hanno impartito o sono in procinto di impartire ai Dirigenti periferici nella loro qualità di “datori di lavoro”, ma anche ad un organo di vigilanza del quale fino ad oggi non risultano tracce tangibili.
Nell’attesa di cortese urgente riscontro porgiamo distinti saluti. F.To Il Segretario Generale Angelo URSO

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