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Nota n. 8655

Come noto la bozza del decreto di attuazione è ora in discussione in commissione giustizia alla Camera dei Deputati ed è un provvedimento che incide in maniera specifica sulle condizioni di lavoro della Polizia Penitenziaria, ragione per cui appare utile e opportuno consegnare alla predetta commissione le preoccupazioni e le perplessità della UILPA Polizia Penitenziaria.

 

               Il decreto di riforma che arriva a Camere sciolte rischia di passare inosservato e con esso le novità che andranno ad incidere sul sistema ed in particolare sull’attività di chi, come la Polizia Penitenziaria, in carcere ci lavora:

  1. Preoccupa la revisione delle modalità e dei presupposti di accesso alle misure alternative in quanto, al di là di questioni di merito che ci riguardano come cittadini, l’innalzamento dei limiti di pena e l’obiettivo di facilitarne l’accesso urta contro dotazioni organiche inappropriate rispetto alle necessità di verifica e di controllo in quanto le poche unità di Polizia Penitenziaria destinate al servizio non sono parametrate rispetto all’aumento dei benefici;
  2. La revisione delle procedure di accesso e l’innalzamento dei limiti (da 3 a 4) utili ad ottenere la sospensione dell’ordine di esecuzione della pena garantisce il diritto di presenza dell’interessato a pubblica udienza e con questo, nei casi in cui si trovi agli arresti o detenzione domiciliare, se non viene espressamente previsto che possa partecipare libero nella persona, sono aumentate le incombenze dei NTP della Polizia Penitenziaria;
  3. Il potenziamento della disciplina di interventi degli UEPE è solo teorico perché il personale amministrativo non ha subito congrui e adeguati incrementi e le misure più efficaci adottate per incrementare i sistemi dei controlli è soltanto un rimedio attenuante poiché le poche unità di Polizia Penitenziaria coinvolte sono impiegate anche in mansioni d’ufficio, di portineria, di autista e a volte di surroga e supporto agli assistenti sociali. Le competenze previste per il Corpo sono aleatorie e confuse, assolutamente inadeguate rispetto alle reali esigenze dettate da una riforma del genere, anche rispetto alla sicurezza collettiva. Le competenze affidate alla Polizia Penitenziaria risultano limitate dalla previsione che siano subordinate gerarchicamente ai Direttori degli UEPE e questo a nostro avviso dimostra che tali funzioni poco o nulla hanno a che vedere con funzioni di Polizia vere e proprie, attività queste (anche di P.G.) che altrimenti non potrebbero essere appunto subordinate a figure professionali che non appartengono al Corpo;
  4. L’eliminazione dei meccanismi di automatismo processuale e le preclusioni rispetto a chi ha commesso determinati reati genera non poche perplessità, così come le iniziative a favore dei recidivi in quanto il rischio è quello di vanificare la ratio stessa dell’attività di osservazione e trattamento realizzata all’interno e all’esterno del carcere.
  5. Il potenziamento dei collegamenti audiovisivi sembra essere precluso o limitato rispetto alle finalità processuali; prevedere che i detenuti possano, anzi debbano, presenziare alle udienze e ai processi mediante collegamento telematico avrebbe sicuramente giovato alla sicurezza dei cittadini, ai carichi di lavoro dei NTP ma anche al recupero di unità da destinare al controllo delle misure alternative sul territorio;
  6. Le modifiche alla disciplina del trattamento sanitario non affrontano e non risolvono l’annosa questione della sorveglianza a vista, nel senso che è una prescrizione medica ma viene attuata dalla Polizia Penitenziaria e qui sembra possa configurarsi un’invasione di competenze che non è prevista dalla legge (un po’ come se il medico di guardia di una ASL decida la sorveglianza a vista di un suo paziente perché a rischio di suicidio e la Polizia di Stato debba garantirla). Fa entrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta, vale a dire gli OPG, qui riproposti con le “sezioni speciali” che collocate all’interno del carcere ordinario rischiano di sconvolgere la quotidianità e la civile convivenza all’interno di esso;
  7. L’obiettivo di garantire la massima conformità della vita penitenziaria a quella esterna sarebbe encomiabile se non fosse che il regime di sorveglianza così come declinato appare pericolosamente lacunoso e in contrasto con altre normative quali il DPR 82/99 e il C.P. nella parte in cui prevede ancora la colpa in vigilando. “Sorveglianza dinamica” è un concetto fine a sè stesso privo di contenuti rispetto alle modalità operative da osservare, che non deresponsabilizza il personale di Polizia Penitenziaria rispetto a ciò che potrebbe accadere (purtroppo accade);
  8. Nessuna previsione è stata adottata utile a risolvere o contrastare il fenomeno (frequente) delle aggressioni in danno della Polizia Penitenziaria, modificando le sanzioni disciplinari e precludendo o ritardando l’accesso ai benefici premiali e alle misure alternative;
  9. Nessuna modifica è stata apportata all’art 17 dell’O.P. che disciplina le visite urgenti in ospedale, il cui ricorso attualmente è quasi sempre esercitato in eccesso rispetto alle attuali previsioni e che, con il passaggio della sanità penitenziaria alla sanità nazionale, ha visto aumentare in maniera esponenziale il numero delle visite urgenti (al pronto soccorso spesso ritenute al massimo codice verde);
  10. La previsione della residenzialità della pena mal si concilia con l’attuale dislocazione territoriale delle carceri che non è assolutamente rispondente rispetto ai grandi “bacini d’utenza”. Un esempio su tutti la Sardegna regione in cui la capienza detentiva è sproporzionata rispetto alla delinquenza locale e si fa fatica ad individuare soggetti da trasferirvi;
  11. La previsione che l’osservazione scientifica avvenga entro sei mesi appare irrealizzabile se si considera che già oggi non si rispetta il limite dei nove mesi;
  12. La scorta di Polizia Penitenziaria possibile in occasione dei permessi di necessità aumenta le incombenze di questa e tra l’altro non è chiaro se la scorta deve o meno rimanere sul posto (all’evento o all’interno dell’abitazione);
  13. In generale questo provvedimento sembra più una resa dello Stato nei confronti della criminalità, dettata più da esigenze economiche che da altro. In altre parole non ci sono soldi per aumentare la capienza detentiva e assumere il personale necessario, quindi si adegua la legislazione per evitare il carcere il carcere a chi commette determinati reati (cosi fino a sei anni di pena per coloro che hanno scelto i riti processuali alternativi) e far uscire quanta più gente possibile, vanificando anche la mission dei benefici premiali e delle misure alternative che dovrebbero essere il culmine di un percorso di reinserimento sociale e di osservazione cominciato in carcere o destinato a chi in libertà si è macchiato di reati di scarsa entità;
  14. L’esclusione del parere del Procuratore Distrettuale Antimafia rispetto all’attualità dei collegamenti con la criminalità organizzata appare inopportuna in quanto chi meglio di colui che coordina le indagini contro la criminalità può affermare tale collegamento?
  15. La previsione che nel caso di cumulo delle pene quelle più gravi si intendono espiate per prima dovrebbe contemplare cosa succede se la sentenza per un reato rientrante nell’attuale 4 bis interviene e diventa esecutiva dopo che il soggetto sta già espiando altro cumulo (doppia posizione giuridica) e quindi chiede di cumulare anch’essa;
  16. ICAM quanto costano alla collettività? Abbiamo in piedi un sistema con 5 istituti penitenziari che ospitano complessivamente 30 detenute con prole (15 italiane e 15 straniere), non sarebbe forse più utile e opportuno (sicuramente meno costoso) prevedere in questi casi gli arresti o la detenzione domiciliare?
  17. Interventi rispetto alla Polizia Penitenziaria sono realizzati per sgravare i servizi sociali da compiti che non rientrano nei loro adempimenti e per coadiuvare le altre Forze di Polizia di Pubblica Sicurezza (come se noi non lo fossimo nell’esercizio di quelle funzioni). Sarebbe stata cosa buona e giusta sapere quali sono i compiti svolti oltre le competenze del servizio sociale e prevedere che le competenze rispetto ai controlli siano “estese” alla Polizia Penitenziaria e non parlare di “collaborazione” che lascia spazio ad interpretazioni che potrebbero generare confusione. Quali sono le caratteristiche della collaborazione e i limiti di essa?
  18. Utilizzando le risorse per l’acquisto dei mezzi di trasporto e per la loro manutenzione; quelli per le spese di missione si rischia una allarmante incidenza sull’attuale servizio (NTP, GOM, NIC ecc) che già oggi registra preoccupanti arretrati in termini di pagamento dell’indennità di missione, malgrado la normativa vigente preveda che il saldo delle spese debba intervenire entro i 30 giorni successivi all’espletamento del servizio;
  19. Le unità da assumere (861) negli anni 2018/2022 rientrano in un piano di assunzioni destinato a tutte le Forze di Polizia al fine di colmare le carenze nelle dotazioni organiche. Alla Polizia Penitenziaria ancora una volta si aumentano le incombenze e si spacciano per assunzioni straordinarie ciò che per gli altri straordinario non è. Queste assunzioni non colmano nemmeno la dotazione organica attuale (41.000 unità circa) epurata dai tagli operati dalla c.d. legge Madia (4.000 unità circa). Forse di poteva e doveva evitare il predetto taglio di 4.000 unità in quanto la dotazione organica del 2013 confermava quella del 2001 nonostante nel frattempo siano stati aperti numerosi carceri e padiglioni nuovi e siano state nuove competenze alla Polizia Penitenziaria, così come è avvenuto dopo il 2013 e avviene tutt’ora. Se per le altre Forze di polizia la razionalizzazione ha avuto effetti sulla loro organizzazione senza incidere sulle condizioni di lavoro per la Polizia Penitenziaria la Madia è stata una legge che ha IRRAZIONALIZZATO il sistema penitenziario.
  20. Le modifiche alla legge 395/90 paiono essere assunte in eccesso di delega e forse è mancato e manca il coraggio per fare una vera e più rispondente riforma del Corpo che, comunque, rimane necessaria rispetto alle attuali esigenze.

 Auspicando peraltro che le commissioni ritengano utile e opportuno udire le organizzazioni sindacali di Polizia Penitenziaria si porgono distinti saluti. F.to: il Segretario Generale Angelo Urso

 

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