Roma, 19 Apr. – “Fate l’amore, non fate la guerra, s’inneggiava una volta. Nella contraddizione delle carceri odierne si fa l’amore e si fa la guerra. Ieri, Venerdì di Passione, presso la Casa Circondariale di Terni, proprio nella città di San Valentino, si realizzava il primo colloquio intimo (almeno ufficiale) di un detenuto; quasi contemporaneamente, presso la Casa di Reclusione di Rebibbia in Roma, città di San Pietro, detentore delle chiavi del cielo, si consumava il 28esimo suicidio dell’anno di un detenuto, cui bisogna aggiungere quello di un operatore; sempre nelle stesse ore all’Istituto Penale per Minorenni (in cui insistono pure maggiorenni) di Bologna, città di San Petronio, nominato vescovo, parrebbe, su suggerimento dello stesso San Pietro apparso in sogno a Papa Celestino I, sei ristretti provocavano gravi disordini, per fortuna rientrati a notte inoltrata. Amore, morte e violenza tutto insieme. Queste sono le carceri oggi, nella sostanziale indifferenza della politica di maggioranza che si crogiola dell’approvazione, si pensi, in via preliminare di provvedimenti attesi da sei anni, mentre fra Natale e Pasqua resta incapace di nominare il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria”.
Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
“Così, mentre il mondo cristiano celebra la Resurrezione, le carceri, presso cui Papa Francesco si è recato nuovamente giovedì scorso, continuano a sprofondare negli inferi e con esse detenuti e operatori, in primis quelli del Corpo di polizia penitenziaria a cui poco interessa delle chiacchiere e dei distintivi partoriti a giorni alterni e chiederebbero solo che venissero riconosciuti i loro diritti, almeno quelli fondamentali. Più di 16mila reclusi oltre i posti disponibili, 18mila agenti mancanti al fabbisogno della Polizia penitenziaria, celle anguste e fatiscenti, luoghi di lavoro insalubri e pericolosi, turni e carichi di lavoro massacranti, traffici illeciti, violenze di ogni genere e aggressioni, 3.500 quelle subite dalle donne e dagli uomini con il basco azzurro nel 2024, questa la tragica realtà. E, paradossalmente, il (presunto) potenziamento di bulimici apparati centrali, presso il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, e circoscrizionali, presso i Provveditorati regionali e interregionali, continua a indebolire e sfaldare le sedi carcerarie, sempre più sofferenti e disgregate”, spiega il Segretario della UILPA PP.
“Serve un concreto cambio di passo, è già troppo tardi. Urge deflazionare la densità detentiva, potenziare compiutamente gli organici periferici della Polizia penitenziaria, garantire l’assistenza sanitaria e avviare riforme di sistema. Magari non avremo l’amore, ma almeno si metta fine alla guerra”, conclude De Fazio.